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Un garbuglio di regole quasi inestricabile
“Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, che la diritta via era smarrita”.
Probabilmente sono i versi che gli imprenditori che hanno studiato a scuola Dante si sentiranno echeggiare nella testa quando si accostano alla normativa in materia di salute e sicurezza.
Al testo di base, il d.lgs. 81/08 in vigore dal 2008 nella lettura del quale, con un po’ di impegno ci si può anche orientare, si è aggiunta tutta una serie di disposizioni, circolari, accordi, leggi in qualche modo correlate eccetera eccetera. Norme cogenti e volontarie. Patente a crediti, direttiva macchine, direttiva cantieri.
Anche semplicemente rimanere aggiornati in materia è un problema per chi, avendo da gestire un’impresa, non abbia il tempo di occuparsi solo di questo tema.
Non è il commercialista a poterlo aiutare, anche se le inadempienze possono avere pesantissime ricadute sul bilancio aziendale perché, come è ben noto a tutti, non conoscere una legge non costituisce un’attenuante. E ignorarla costa, costa caro, in termini di sanzioni o di perdita di opportunità.
Come se non bastassero le norme specifiche sulla sicurezza, esse si intrecciano con altre disposizioni di cui è utile tener conto. Citiamo, solo per fare qualche esempio:
- Il decreto 231/01 ha esteso la responsabilità degli enti ai reati di omicidio colposo e lesioni personali colpose gravi o gravissime, anche in ambito di salute e sicurezza. Attraverso l’adozione e l’efficace attuazione dei Modelli di Organizzazione previsti dalla norma, richiamati dal D.lgs. 81/08, l’azienda non incorre nei seguenti tipi di sanzione: pecuniaria, interdittiva, confisca e pubblicazione della sentenza. Quindi, l’unico modo di dimostrare gli impegni presi contro l’insorgere di possibili rischi sul luogo di lavoro, ed evitare l’accusa di reato risulta essere l’adozione del modello 231.
- La legge n. 162/2021 che istituisce la “certificazione della parità di genere” i cui vantaggi sarebbe un peccato perdere perché le aziende che ne siano in possesso godono di uno sgravio contributivo dell’1%, fino a cinquantamila euro annui, sui contributi previdenziali a carico del datore di lavoro. Inoltre, il possesso della certificazione per la parità di genere consente di ottenere un migliore posizionamento in graduatoria nei bandi di gara per l’acquisizione di servizi e forniture, nonché un punteggio premiale per la valutazione di proposte progettuali ai fini della concessione di aiuti di Stato a cofinanziamento degli investimenti sostenuti. Con il conseguimento della certificazione l’azienda acquisisce altresì un vantaggio di tipo reputazionale e una migliore immagine nei confronti del personale in fase di selezione, comunicando agli stakeholders l’esistenza di un clima aziendale inclusivo. E un buon clima riduce la presenza di stress “cattivo” (distress), il cui contenimento costituisce obbligo di legge ai sensi del d.lgvo 81/08.
- La legge n. 4 del 15 gennaio 2021 “Recepimento della convenzione sull’eliminazione della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro” che ne prevede l’inclusione nella gestione della salute e della sicurezza sul lavoro e impone di adottare misure per prevenirli e tenerli sotto controllo e sistemi di protezione e riconoscimento dei lavoratori vittime di violenza.
Un garbuglio normativo che si può districare solo con attenzione costante o con un consulente dedicato.